Un contratto unico per l’artigianato
L’intesa prevede un ruolo attivo degli Enti bilaterali per la gestione di aspetti importanti di welfare contrattuale, responsabilizzando imprese e lavoratori, per disegnare un modello sostenibile che possa spaziare dalla sanità integrativa alla previdenza, dalla formazione continua al sostegno al reddito, sull’esperienza della contrattazione decentrata e della bilateralità.
Per Silvestrini “si tratta di una sostanziale conferma di quanto già sottoscritto nel 2004. In quell’occasione modificammo radicalmente l’accordo del 1993 e prendemmo a riferimento non più l’inflazione programmata, ma quella concordata tra le parti. Questo meccanismo viene oggi perfezionato prevedendo l’utilizzo di un indicatore che sarà definito da un soggetto terzo”.
Domanda. Quali novità introduce questo accordo e con quali ripercussioni sui lavoratori?
Risposta. Il nuovo accordo, sottoscritto presso la CNA il 23 luglio scorso, anticipa quanto oggi presente nel dibattito politico nazionale a proposito di contrattazione. Il federalismo contrattuale, presente da almeno vent’anni nel settore dell’artigianato, ha consentito lo sviluppo di interi sistemi produttivi basati sulle micro e piccole imprese consentendo all’economia italiana la possibilità di reagire più rapidamente ai mutamenti del mercato, con riflessi positivi tangibili sui livelli di competitività. Dalla nuova intesa questo meccanismo risulta sensibilmente rafforzato, anche grazie alla rilevanza attribuita alle specificità regionali che, con l’accordo sottoscritto, non rimangono elemento aggiuntivo rispetto al contratto nazionale, ma che, per alcuni aspetti, possono essere sostitutive rispetto a quanto previsto nel CCNL. Sul tema dei salari, inoltre, abbiamo dato risposte concrete alla necessità di sviluppare retribuzioni articolate regione per regione sulla base delle peculiarità socio-economiche di ogni territorio. Insomma, la distribuzione della ricchezza, laddove prodotta, diventa il fattore primario per incentivare la contrattazione regionale e, con essa, tutto il sistema territoriale di relazioni sindacali dell’artigianato. A questo punto, si profila la necessità di una nuova stagione per la contrattazione regionale che dovrà essere in grado di “traguardare” gli obiettivi raggiunti con il nuovo accordo, imprimendo così nuove spinte alle relazioni tra le parti. Vorrei sottolineare anche il fatto che questa intesa protrarrà i suoi effetti per i prossimi anni e che, pur tenendo di conto dell’attuale crisi, riuscirà a garantire meglio imprese e lavoratori anche in futuro.
D. Come evolverà il ruolo degli Enti bilaterali alla luce di questa intesa?
R. Come dicevo, il modello di relazioni sindacali dell’artigianato ricalca strutturalmente, sin dalla fine degli anni 80, un modello fortemente decentrato. Si tratta di un impianto le peculiarità territoriali, dalla contrattazione al sistema degli Enti bilaterali regionali. Proprio questi ultimi rappresentano la dotazione tecnica per dare risposte concrete, alle necessità di imprese e lavoratori. Con il nuovo accordo sottoscritto abbiamo ritenuto indispensabile strutturare un sistema che garantisse una base di prestazioni comuni in ogni regione italiana e che assicurasse il diritto per il sostegno al reddito anche per i lavoratori dell’artigianato. Si tratta di un progresso fondamentale, considerando che le imprese artigiane sono essenzialmente scoperte da ammortizzatori sociali ordinari.
D. Viene avviato un processo di forte semplificazione dei contratti esistenti che passano, fin dalla prossima tornata contrattuale, dagli attuali sedici a nove aree contrattuali. Secondo lei dove è necessario ancora intervenire per proseguire in questo processo di agevolazione?
R. Come dicevo prima, la CNA è fermamente convinta che il miglior sistema per rappresentare imprese e lavoratori dell’artigianato passi anche attraverso il rafforzamento della contrattazione che, se frammentata, rischia di essere troppo debole per ricevere l’adeguata attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti. La riduzione dei CCNL dell’artigianato conseguita con l’accordo attuativo è sicuramente un traguardo importante, ma non rappresenta ancora l’optimum per garantire all’artigianato il riconoscimento del peso che il comparto riveste nel quadro dell’economia nazionale. Per questo, ritengo che la via migliore sia quella di poter arrivare un giorno a elaborare un contratto unico dell’artigianato all’interno del quale vengano valorizzate le peculiarità dei singoli settori. Tuttavia, è fondamentale procedere per fasi intermedie, come quelle previste dall’intesa dello scorso 23 luglio, con una prima razionalizzazione che prevede la riduzione da sedici a nove CCNL.
D. L’intesa manca dell’avallo della Cgil. Quali prospettive sussistono per il riavvicinamento di questa parte del fronte sindacale?
R. Vale la pena ricordare che la CNA ha messo in atto ogni sforzo possibile per raccogliere intorno a questa intesa l’unanime consenso delle parti sociali. In questo senso, abbiamo operato per includere tutti i soggetti negoziali e tentare una difficile riforma in una congiuntura economica sfavorevole. Le incertezze che gravano su molti lavoratori impongono ulteriori prove di responsabilità da parte di tutti per la ricerca di soluzioni condivise ed efficaci di contenimento della crisi. La Cgil è un grande sindacato con cui la Confederazione vuole mantenere un rapporto costruttivo, basato sulla comune volontà di sostenere lo sviluppo delle imprese anche attraverso la tutela dei livelli occupazionali. Per questo auspichiamo una rapida composizione di ogni divergenza, anche al fine di proseguire sulla strada di un riassetto dei sistemi di rappresentanza dei lavoratori.
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