Internazionalizzazione, studio sulle Pmi dell’Ue
La Commissione europea ha pubblicato uno studio, svolto nel 2009, sul livello di internazionalizzazione delle Piccole e medie imprese (Pmi) dell’Ue. Lo studio contiene tra l’altro alcune raccomandazioni sulle politiche da seguire per sostenere le Pmi. In particolare, sono state analizzate tutte le attività che mettono le imprese in condizioni di intrattenere significative relazioni commerciali e industriali partner stranieri: export, import, investimenti diretti all’estero, cooperazione tecnica internazionale e subcontracting internazionale. La ricerca, condotta nella primavera 2009, ha coinvolto un campione di 9.480 Pmi in 33 paesi europei. La ricerca evidenzia che il 25 per cento delle Pmi dell’Ue a 27 effettua esportazioni o ne ha effettuate nel corso degli ultimi tre anni. Inoltre, le Pmi attive a livello internazionale registrano un tasso di crescita dell’occupazione del 7 per cento, contro un dato dell’1 per cento per le Pmi che non effettuano attività di tipo internazionale. Esiste poi una forte correlazione tra internazionalizzazione e innovazione: l’introduzione di prodotti o servizi innovativi per il settore di attività nel paese di appartenenza ha interessato il 26 per cento delle PMI attive a livello internazionale e l’8 per cento soltanto delle altre piccole imprese. Lo studio ha riguardato 26 settori: è nel commercio all’ingrosso, nelle attività estrattive e manifatturiere e nella vendita di autoveicoli che si è riscontrata la percentuale più elevata di Pmi internazionalizzate. Nell’ambito dei servizi, il settore della “ricerca” fa registrare un dato molto elevato. Le Pmi che svolgono attività di esportazione sono percentualmente più numerose nei seguenti settori: estrattivo (58 per cento), manifatturiero (56 per cento), vendite all’ingrosso (54 per cento), ricerca (54 per cento), vendita di autoveicoli (53 per cento), noleggio e locazione (39 per cento), trasporti e comunicazioni (39 per cento).
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