Crisi, Fondazione Impresa: piccole imprese verso la ripresa
Le piccole imprese italiane sono al metro 59 nel “tunnel della crisi”. È quanto emerge da un’indagine di Fondazione Impresa su 1200 piccole imprese alle quali è stato chiesto dove si posizionerebbero se il tunnel della crisi fosse lungo 100 metri. Le piccole imprese in Italia si collocano mediamente al metro 59. Il giro di boa è stato superato ma manca ancora un lungo percorso da fare prima di uscire dalla crisi. Artigianato, Piccola Impresa e Servizi sono – nell’ordine – a 61,3, 60,3 e 59,9 metri. Soffre il Commercio che si colloca solo al metro 56. In termini di macro-aree il Nord Est è in testa quasi al metro 64, poi il Nord Ovest al metro 61,3. Indietro il Centro e il Sud Italia a 57 e 55,5 metri.
A livello settoriale le aziende dei servizi hanno accusato le contrazioni più rilevanti rispetto alla seconda parte del 2009, con flessioni della domanda e del fatturato rispettivamente pari a -2% e -1,6%. In questo settore si rileva la crescita dei prezzi più sostenuta (+4,4%), mentre la contrazione di addetti risulta essere la meno negativa (-1,2%).
L’artigianato e la piccola impresa hanno registrato nel corso dei primi sei mesi del 2010 una leggera flessione dei volumi produttivi (rispettivamente -0,1% e -0,3%). Ciò tuttavia non ha condizionato l’andamento del fatturato che risulta addirittura in leggero progresso nei due settori (+0,5% e +0,2%). Pesante invece è stato il ridimensionamento del numero di addetti (flessioni intorno al -3% per entrambi), mentre negli investimenti la piccola impresa si è dimostrata più attiva (15%).
Il commercio, infine, a livello congiunturale ha evidenziato una contrazione della domanda pari a -0,8%, con una flessione del fatturato superiore al punto percentuale (-1,2%). Nell’occupazione la perdita di posti di lavoro si è attestata a -2,6%, mentre leggermente al di sopra della media nazionale è risultata la propensione ad investire (14,5%).
A livello previsionale, rispetto ai volumi di produzione/domanda e fatturato si prevedono significativi incrementi in tutti i settori. Continuano ad essere negativi, invece, i valori sull’occupazione, soprattutto per artigianato (-2,0%) e piccola impresa (-0,7%); settori, questi, che sembrano essersi assestati dopo gli scossoni dati dalla crisi economico-finanziaria ma praticando ristrutturazioni interne fondate su importanti tagli delle persone impiegate. L’unico settore a segnare un dato previsionale positivo a livello occupazionale è quello dei servizi, pur prevedendo un timido +0,2%.
Secondo le dinamiche congiunturali per aree geografiche, il Nordest ed il Nordovest presentano andamenti meno negativi, con una buona ripresa degli ordini e dell’export e con prospettive di consolidamento di questi trend anche nel prossimo futuro. Al Centro e al Sud, invece, si evidenziano ancora alcune flessioni rispetto al semestre precedente nella produzione/domanda e nel fatturato, confermate su base annua, mentre in ripresa sono gli ordini, anche per i prossimi mesi. Nel Centro-Sud si evidenziano inoltre le maggiori difficoltà occupazionali, con flessioni consistenti a livello congiunturale e tendenziale.
“Artigianato e Piccola Impresa stanno meglio- afferma Cristina Cama di Fondazione Impresa. Dopo il primo scossone dato dalla crisi finanziaria e il secondo dato dalla crisi dell’economia reale le piccole imprese sono riuscite ad assestarsi, ma praticando ristrutturazioni interne fondate su tagli degli investimenti e delle persone impiegate. Sono i lavoratori ora a soffrire di più: l’occupazione, tranne che nei servizi, registra valori negativi anche a livello previsionale. E gli interventi pubblici sembrano tuttavia non essere stati così incisivi per le piccole imprese. È vero che l’estensione della Cassa Integrazione anche alle piccole imprese è stata salutata con favore, ma è anche vero che tra gli elementi principali che fanno vedere la fine del tunnel della crisi le “decisioni istituzionali” stanno all’ultimo posto. Prima invece è la ripresa della domanda e degli ordini e comunque una situazione economica generale migliore. La politica, in sostanza, sembra non conquistare la fiducia dei piccoli imprenditori. Al primo posto dell’agenda delle priorità da loro stessi stilata v’è la necessità di semplificare e rendere più efficiente la macchina pubblica. La troppa burocrazia e una legislazione farraginosa rimangono il peccato originale italiano”.
Condividi