CNA: Pmi, serve una rivoluzione culturale

Andrea CapobassoCna Nazionale

“Siamo davvero a un ‘tornante della storia’. Non è più tempo di pannicelli caldi: il nostro Paese ha bisogno di una rivoluzione culturale che rivaluti il ruolo e il valore delle Pmi”. E’ uno dei passaggi dell’intervento di Sergio Silvestrini (nella foto), Segretario generale della CNA, al convegno promosso dalla Fondazione Riformismo e Libertà, che si è svolto a Roma, presso la Pontificia Università della Santa Croce, sul tema “La manovra economica: rigore, modernizzazione e crescita”. Per Silvestrini uno dei problemi ineludibili riguarda i tempi di pagamento verso le piccole imprese, sia da parte della Pubblica amministrazione che dei privati. “Dobbiamo lavorare subito – ha detto – per arrivare entro breve ad una situazione in cui i tempi reali di pagamento per le forniture di beni e servizi siano più vicini ai tempi medi dell’Unione europea, già comunque non brevi”.  Altro tema toccato è stato quello dei due grandi “patrimoni” dell’Italia: il numero sterminato di micro, piccole e medie imprese, e il grande stock di risparmio privato. “Pensiamo solo a cosa potrebbe accadere – ha detto Silvestrini – se potessimo liberare dalle pastoie burocratiche e dagli ostacoli strutturali, come l’accesso al credito, tutte queste energie, tutta questa incredibile voglia di fare impresa. Se oggi, ad esempio, vuoi aprire una carrozzeria ti devi preparare a una via crucis di 89 pratiche e a vedertela con 12 amministrazioni diverse. Solo chi ha un coraggio sovrumano supera queste prove. Le minacce che possono azzoppare le Pmi – ha sottolineato Silvestrini – sono due: un fisco non moderno ed inefficiente, ma la buona pratica degli studi di settore dimostra che è possibile fare le cose per bene, e la burocrazia”.”La sfida della globalizzazione – ha concluso Silvestrini – impone al Paese e all’Europa un cambio di passo che possa orientarci stabilmente verso la crescita. Bene razionalizzare la spesa, bene efficientare la macchina pubblica, bene la sburocratizzazione, cominciando ad agire subito a tutti i livelli, bene il controllo rigoroso del debito, ma tutti sappiamo bene che è indispensabile ed ineludibile riaccendere i motori della crescita”. “Abbiamo un bisogno urgente di una politica industriale e di una strategia di politica economica che possa tornare a far giocare al nostro Paese nei prossimi anni un ruolo da primo attore, da grande player”.

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