Abusivismo nella produzione di abbigliamento a Roma. CNA: fortemente penalizzato il Distretto della Valle del Liri. Le istituzioni devono intervenire
Gianluca Baldassarra, Presidente dell’Unione CNA Federmoda: la nostra Associazione rappresenta molte delle Imprese Associate del settore Produzione Abbigliamento, appartenenti principalmente al Distretto della Valle del Liri. Un comparto fortemente penalizzato in tutta Italia dalla congiuntura, e che da anni vede ridurre drasticamente il numero di operatori a causa della forte concorrenza di paesi terzi, nei quali il costo del lavoro è drasticamente più basso ed i diritti dei lavoratori spesso del tutto negati. Una situazione gravissima, che in poco più di dieci anni nel nostro territorio ha visto ridurre sensibilmente il numero di imprese, con gravissima ripercussione sull’occupazione, prevalentemente femminile. Nonostante le attenzioni istituzionali, negli ultimi anni il settore è stato ulteriormente interessato da una nuova fase di crisi, che come imprenditori avvertiamo anche in relazione alla concorrenza sleale di imprese presenti nella nostra stessa Regione.
Il nostro è un settore già caratterizzato da ridotte possibilità di guadagno, ma tali esigui margini si sono oltremodo abbassati sino a diventare del tutto insostenibili, a causa di una drastica ed inequivocabile caduta dei prezzi, determinata da imprese condotte prevalentemente da cittadini di provenienza asiatica, operanti su Roma.
La vostra denuncia rischia di cadere nel vuoto se consideriamo il mercato libero da qualunque fissazione del prezzo
Gianluca Baldassarra: Non avrebbe avuto senso tale nostra segnalazione se il fenomeno si fosse potuto ricondurre ad una fisiologica dinamica di mercato, nella quale le oscillazioni dei prezzi e la naturale concorrenza tra le imprese non sono certo oggetto di interesse delle Istituzioni, e tantomeno della CNA, ma le segnalazioni dei nostri colleghi imprenditori circa la natura e l’entità di tali dinamiche di prezzo, inducono a dubitare del rispetto della legalità da parte di chi opera con prezzi di gran lunga al di sotto di una soglia di prevedibile remuneratività. La CNA ha analizzato il fenomeno prima di sottoporlo all’attenzione degli Enti, acquisendo dati relativi alla produttività di diverse aziende del settore. Il comparto è caratterizzato da elevatissima intensità di lavoro ed il cosiddetto “costo minuto”, ovvero il totale dei costi sostenuti dall’azienda riportati al minuto di produzione, è fortemente influenzato dal costo del lavoro e dagli oneri indiretti ad esso collegati (igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, accantonamenti TFR ecc..). Al momento della fissazione del prezzo, il costo minuto, unitamente al tempo di esecuzione, è un parametro determinante per l’imprenditore nello stimare il “valore” del lavoro da effettuare e quindi per la fissazione del prezzo della commessa. I minuti stimati per l’assemblaggio possono senz’altro essere ridotti, ma esiste un limite “umano” oltre il quale non è possibile scendere.
In che modo è possibile ridurre “legalmente” questo costo orario di produzione?
Davide Rossi – Responsabile CNA Federmoda Provinciale: Il costo minuto è un parametro “rigido” e seppur differente da impresa ad impresa per fattori legati alla struttura produttiva, difficilmente può abbassarsi al di sotto di una soglia, non solo ideale, di congruità. Si consideri altresì che le imprese del nostro territorio hanno strutture produttive e dotazioni di macchinari all’avanguardia, tali da consentire efficienti risparmi di tempo nell’esecuzione di lavorazioni tradizionali quali il taglio, la cucitura, la rifinitura, lo stiro. Nella realtà concorrenziale segnalata il costo-minuto invero risulta essere senz’altro ridotto, ed in imprese a forte componente di manodopera quali la produzione di Abbigliamento, l’illegalità può operare senz’altro a favore di un suo sicuro ed agevole contenimento. Oggi infatti il livello dei prezzi frequentemente praticati nella realtà romana segnalata fa insorgere in noi dubbi sulla correttezza di tale concorrenza. Crediamo sia importante sollevare tale problema, in un momento come questo nel quale da più parti si avverte forte il richiamo ad una rinnovata cultura della legalità nel nostro paese.
Non c’è il rischio che la vostra segnalazione possa essere letta criticamente rispetto a processi di integrazione tra culture differenti?
Non abbiamo la pretesa né la presunzione di segnalare specifici casi di illegalità, e d’altronde questa non è una denuncia verso singole imprese, ma vorremmo stimolare oltremodo un’attività di controllo e monitoraggio sulla realtà che i nostri associati ci indicano quale potenziale portatrice di una concorrenza sleale. Crediamo che l’intensificazione di controlli in tale contesto possa risultare oltremodo utile anche alle tante attività condotte dai nostri nuovi concittadini, da qualunque Paese siano essi provenienti, che con sacrificio, professionalità e rispetto delle regole conducono le loro imprese in un clima di reale e rispettabile concorrenza con tutti gli altri operatori.
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