Crisi economica, il settore manufatturiero paga il prezzo più alto

Andrea CapobassoFedermoda

Le statistiche degli studi di settore, che raccontano con grande precisione il periodo di imposta dell’anno 2008, sono assolutamente eloquenti: ci sono segmenti importanti della nostra economia che, nonostante la crisi abbia cominciato a mordere solo nel quarto trimestre del 2008, registrano cali molto consistenti nei redditi. Il manifatturiero è quello che paga il prezzo maggiore alla crisi. Un numero che fa riflettere: -14% di reddito rispetto all’anno precedente.

Se si va ad indagare più da vicino, sempre nel manifatturiero, i tessili registrano una riduzione pari al 17,5%; le industrie conciarie un calo del 16,5%; il settore della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche arriva perdere il 16%, fino alla caduta del 25,7% sofferta dalle imprese dedite alla fabbricazione delle piastrelle. Da segnalare, inoltre, la riduzione del reddito medio – quasi il 12,5% – subito dall’industria del legno e della fabbricazione di mobili. Anche la metalmeccanica (produzione dei metalli) perde il 10,8% e la produzione di mezzi di trasporto cala del 18,1%. Infine l’autotrasporto registra il –11,6%. Sono numeri che illuminano, con una forza che non ammette repliche, una situazione che milioni di artigiani e di piccoli e medi imprenditori conoscono fin troppo bene. Dal terzo trimestre 2008 un martello ha cominciato a picchiare sui redditi schiacciandoli sempre di più. Ma l’anno 2009 ha registrato dinamiche ancora peggiori. E’ per questo che sono stati messi a punto nuovi correttivi congiunturali per gli studi di settore. La CNA segue costantemente l’efficacia di questi nuovi correttivi e la loro effettiva rispondenza alla grave situazione economica dell’artigianato e delle piccole e medie imprese.

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