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CNA, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato e Casartigiani insieme per contare di più
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Agli incontri a Palazzo Chigi, comunque, ci andrà un presidente per tutti, il comunicato sarà uno solo. A turni di sei mesi il timone passerà dai vertice di un’associazione a quelli di un’altra. La nuova creatura, oltre ad un logo autonomo e ad una campagna pubblicitaria ad hoc, avrà una nuova sede e una struttura dedicata. E il dieci di maggio, all’Auditorium della Musica di Roma debutterà anche una Fondazione, che stilerà in un decalogo il profilo dell’associazione, identificando i temi da inserire in agenda: federalismo fiscale in primis, ma anche politica del lavoro ed economica. A questi punti stanno lavorando da tempo Giuseppe De Rita (in pale position per diventare presidente della Fondazione stessa) Aldo Bonomi, Paolo Feltrin e Stefano Zan. Basterà tutto ciò per far sì che le «piccole» pesino? Le cinque associazioni snocciolano i numeri: le imprese artigiane, di commercio e servizi sono in tutto oltre quattro milioni, occupano oltre 11 milioni di addetti su un totale di 17. Ma è chiaro a tutti che il risultato cui puntare deve essere il corpo unico. «I primi due anni e mezzo di vita saranno determinanti: il mio sogno è quello di firmare, in futuro, un solo contratto collettivo per artigianato, commercio e servizi», puntualizza Cesare Fumagalli segretario generale della Confartigianato. Due anni e mezzo sono di fatto il tempo necessario per garantire la presidenza a turno a tutti i partecipanti arrivando a ridosso della fine legislatura. «Ci muove lo stesso obiettivo: vogliamo contare di più, rivalutare finalmente l’economiareale» sottolinea LuigiTaranto, direttore generale Confcommercio. «In un panorama che si sta sempre più frammentando noi stiamo dando un segnale in controtendenza -precisa Sergio Silvestrini (nella foto) segretario generale del CNA – ma siamo consapevoli del fatto che il mondo delle imprese è profondamente cambiato: serve una rappresentanza nuova. A volte bisogna fare tutti un piccolo passo indietro per farne poi uno grande in avanti». L’unione finale, comunque, non è affatto scontata. Il processo già si è dimostrato difficile, qualcuno ha spinto, altri hanno frenato: inevitabili le riluttanze iniziali delle più grandi e le ansie legate alla paura di «sparire». Ma a rafforzare l’obiettivo ci hanno pensato la crisi economica e la raggiunta comunità di vedute. Una volta Confcommercio e Confartigianato erano tradizionalmente legate alla vecchia Dc, mentre CNA e Confesercenti si collocavano più a sinistra, ora l’80% dei «piccoli» fa riferimento al centro-destra di Berlusconi. (Fonte: LaRepubblica)
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